Frati in cammino - YouTube

sabato 30 gennaio 2016

NON È COSTUI IL FIGLIO DI …?

Carissimi amici, condividiamo con voi la riflessione proposta da fr Rosario Terranova
sul Vangelo di questa quarta Domenica del Tempo Ordinario.
Buona Meditazione e Buona Domenica!

Nel vangelo di questa Domenica Gesù ha appena terminato di leggere il rotolo del profeta Isaia, dove si parla di lieto annuncio ai poveri, liberazione per i prigionieri, recupero della vista per i ciechi, libertà per gli oppressi e di anno di grazia.
C’è, però, qualcosa che lascia perplessi gli ascoltatori di Nazareth, che sono poi gli stessi di “oggi”, dunque noi. È il fatto che pensano di conoscere chi è Gesù, pensano di sapere già tutto di lui solamente perché è loro concittadino, figlio del povero falegname Giuseppe. Spesso capita anche a noi: siamo noi a dire a Gesù come dovrebbe agire, cosa fare. A volte gli rimproveriamo di non mettere a posto tante cose, come la fame nel mondo, le guerre, le malattie. Gesù dovrebbe fare il Dio a modo nostro, direbbe un nostro confratello, il Dio “carriola”, che 

lo prendi e lo porti dove vuoi tu e fa quello che vuoi tu. Noi sì che sapremmo svolgere il compito di Dio! Spesso, invece, siamo proprio noi che non sappiamo dove andare, ci perdiamo, ed è Lui che ci viene a prendere e ci porta sulle spalle, come nel logo dell’anno della Misericordia dove Gesù porta sulle spalle Adamo.
Gesù legge il passo in cui si parla di schiavitù, cecità, povertà, oppressione. Forse il non accogliere questo lieto annuncio che Egli porta a “noi”, “oggi”, dipende dal fatto che non riusciamo a riconoscere il nostro bisogno di liberazione e il bisogno del suo aiuto, ritenendoci giusti e autonomi. Nel vangelo di Luca si vede benissimo che coloro che accolgono Gesù sono proprio coloro che si ritengono indegni: gli stranieri, i poveri e i peccatori. Questi riconoscono il farsi vicino di Dio nei loro confronti e comprendono che ciò può essere, e lo è, un dono e solo un dono immenso. Al contrario coloro che si ritengono perfetti, non lo riconoscono e nemmeno accolgono l’invito alla conversione.
Chiediamo al Signore che passi in mezzo a noi, ma non per andare via ma per restarvi ed essere nostro medico, cosicché, guariti, possiamo portare il lieto annuncio che, in mezzo a noi, c’è un Dio che guarisce e dona vita.
Il Signore vi dia Pace!

domenica 24 gennaio 2016

GLI OCCHI DI TUTTI ERANO FISSI SU DI LUI... per RI-INIZIARE

Carissimi amici, condividiamo con voi la riflessione proposta da fr Daniele Giombini 
sul Vangelo di questa terza Domenica del Tempo Ordinario.
Buona Meditazione e Buona Domenica!

Quante parole sentiamo nelle nostre giornate, quanti slogan che ci vogliono catturare per farci diventare CONSUMATORI: consumatori di prodotti, consumatori di ideologie, consumatori di paure e di intolleranza… parole che ci consumano e ci svuotano…
Quante volte anche noi abbiamo gli occhi sgranati, intenti a cercare qualcuno che ci dica una parola nuova, proprio come nella sinagoga di Nazareth dove «gli occhi di tutti erano fissi su di lui».
Quante volte sentiamo la fame di una parola che alimenti di Vita la nostra vita!

«Oggi», ci viene detto, questo può avverarsi, perché possiamo non solo ascoltare una parola nuova, ma incontrare la Parola che si è fatta carne!
«Oggi», il Signore vuole entrare nella nostra vita, consumata e maltrattata (da noi e dagli altri), per dirci «ri-iniziamo a vivere!».
«Oggi», il Signore vuole asciugare le nostre lacrime e dirci «ri-iniziamo a gioire!».
«Oggi», ci vuole indicare quel Dio che noi teniamo così distante, per dirci «accoglilo, perché è tuo Padre e, per Lui, tu non sei un consumatore da arruffianare ma un FIGLIO da amare!».
«Oggi», possiamo fare esperienza di questo Amore meraviglioso, un amore non egoistico ma che ci chiama alla missione. Pieni dello Spirito Santo, che è Spirito d’Amore, possiamo ritornare lì nella nostra vita, nella nostra famiglia, nei nostri ambienti lavorativi e di studio e “contagiarli” di questa Gioia vera, l’unica che può spezzare le catene di chi ancora vive nella tristezza, perché schiavo di chi propina una vita senza speranze!
Il Signore vi dia pace!

domenica 10 gennaio 2016

ASSISI COME UN FARO

Carissimi amici, siamo da poco ritornati in convento dopo un po di giorni trascorsi con le nostre famiglie. Il tempo di Natale si sta per concludere: oggi, infatti, è la solennità del Battesimo del Signore. Vi facciamo dono del racconto della vocazione del nostro fra Daniele. Possiate trovare, così, un aiuto per iniziare a vivere con slancio questo nuovo Tempo Ordinario.


Il Signore vi dia pace! Sono fra Daniele e sono originario di Pesaro. Uno slogan per descrivere la mia storia potrebbe essere: “un addio non è per sempre”, come molte volte accade, infatti, appena ricevuto il sacramento della cresima ho “salutato” la parrocchia.
Dopo aver conseguito il diploma di ragioneria, però, ho sentito dentro di me un richiamo a partecipare, quanto meno, alla messa domenicale. Ed è stato nell'ascoltare questa voce che la mia vita è cambiata, perché, ben presto, la partecipazione alla messa si trasformò in un prendere sempre più parte alla vita attiva della parrocchia, in qualità di catechista/educatore. Iniziai anche a prestare il mio servizio come volontario presso l’associazione “La Città della Gioia”, che si occupa di offrire una prima accoglienza ai senza tetto. Questa esperienza forte mi ha fatto toccare con mano la povertà presente nella mia città e mi ha aiutato a crescere nella carità, rendendo più concreta e meno teorica la mia fede.

Tuttavia la “vocazione” era qualcosa ancora lontano da me (o, forse, ero io a volerla tenere lontano). Cominciai a lavorare presso uno studio associato di commercialisti. Sono stati anni felici, avevo un lavoro che mi piaceva e una vita sociale che mi soddisfaceva.
Nel 2008, però, accadde quello che definisco il “terremoto della mia vita”: nel mese di ottobre di quell'anno, infatti, partecipai, non senza resistenze, alla “Missione Giovani”, evento promosso dall'arcidiocesi di Pesaro. Nei vari incontri che si svolsero, mi ritrovai ad ascoltare diverse testimonianze di seminaristi, frati e suore, e, in quelle parole, sentii chiaro l’invito che il Signore stava facendo, proprio a me, di seguirlo.

Assisi, poi, giocò un ruolo fondamentale è qui che scelsi di ritirami qualche giorno chiedendo al Signore di essere confermato nella scelta e, mentre partecipavo alla preghiera dei vespri a San Damiano, le parole del sacerdote mi liberarono da ogni dubbio: «pensate ad un bambino che sta per nascere – disse – in quel momento, nel grembo materno, vede crollare tutto il suo mondo, ma non sa che, dall'altra parte, ci sono due mani pronte ad accoglierlo per portarlo nella vera vita»… lì ho veramente capito cosa significasse l’esperienza del Crocifisso che parla a san Francesco! 


Che potevo fare ora? Ogni mia “resistenza” era stata smantellata e, anche se le paure rimanevano, avevo capito che non potevo ignorare l’invito che mi faceva il Signore, così, mi arresi a Lui, iniziando un cammino di discernimento che mi condusse, con l’aiuto prezioso di alcuni sacerdoti, a decidere di fare il primo passo verso ciò che sento essere la volontà del Signore.


Così lasciai il posto di lavoro e chiesi di poter essere ammesso nel postulato dei Frati Minori Conventuali (primo stadio del cammino francescano) presso il convento San Giuseppe da Copertino di Osimo dove rimasi circa due anni. 
Seguito dai frati della comunità, crescendo nella vita spirituale e nella fraternità, presi sempre più consapevolezza della mia vocazione tanto che, il 17 settembre 2012 mi trasferii presso il Sacro Convento di Assisi, per vivere l’anno di noviziato, detto anche “anno della prova”. È stato, questo, un anno particolarmente forte, vissuto nella preghiera e nel discernimento della volontà divina, tanto da portarmi, alla fine, ad accogliere il disegno di Dio su di me. Un cammino “mano nella mano” con il Signore che mi ha condotto, il 7 settembre 2013, presso la Basilica Inferiore di San Francesco in Assisi, a dirgli il mio “sì”, accogliendo i doni di obbedienza, povertà e castità, che mi stava proponendo, esprimendogli il desiderio di vivere più da vicino il Vangelo, seguendo le Sue orme, sull'esempio del Serafico padre san Francesco. Il cammino è lungo e, a volte, difficile, ma con il Signore al mio fianco non ho nulla da temere. Mi affido alle vostre preghiere e vi porto nelle mie!