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domenica 24 aprile 2016

ECCO LA TENDA DI DIO CON GLI UOMINI!

Carissimi Amici, condividiamo con voi la riflessione di fr Rosario Terranova sul Vangelo di questa quinta Domenica di Pasqua. Dio vuole fare di noi la sua "dimora". 


Dal vangelo di oggi vorrei prendere due elementi che emergono. Uno è quello della Gloria, usato cinque volte in appena due versetti. L’altro elemento è quello dell’amore, che si trova quattro volte in altri due versetti.

Cos’è questa “Gloria”? Perché il “comandamento dell’Amore” viene chiamato “nuovo” da Gesù? C’è un collegamento tra Gloria e Amore? E tutto ciò che può dire alla nostra vita? Proviamo a vedere un po’!

Per comprendere cos’è la Gloria  può aiutarci ricordare alcuni brani dell’Antico Testamento dove si parla, ad es. di una nube che copre la tenda del convegno dove stava l’arca dell’alleanza (Es 40, 34), oppure ad una colonna di fuoco, ecc. In tutte le occasioni narrate in questi brani si parla di Gloria di Dio. Questa Gloria sta ad indicare che Dio decide di prendere dimora in mezzo al popolo che si è scelto e manifesta questa gloria quando intende liberarlo da schiavitù. Non a caso, nei racconti della nascita di Gesù a Betlem, cioè quando Dio viene ad abitare in mezzo agli uomini per donare loro libertà, gli Angeli cantano “Gloria a Dio…” (Lc 2, 14).

Il secondo elemento è l’Amore. Dobbiamo, però, inserire queste parole nel contesto dei discorsi di addio che Gesù rivolge ai suoi discepoli, a poche ore dalla sua morte. Inoltre ne parla proprio subito dopo che Giuda ha deciso di consegnarlo, di tradirlo.

Gesù dice “amatevi”, dice “amatevi gli uni gli altri”! E fin qui è tutto ok. Cose ben sapute anche dall’Antico Testamento. Ma dove sta la novità? Perché “comandamento nuovo”? La risposta sta in quel piccolo “come Io vi ho amati”. Infatti Gesù ama per primo, non pretende il contraccambio, è un amore gratuito. Gesù ha amato Giuda anche nei momenti in cui lo stava consegnando. Il suo è un amore che non si ferma davanti al tradimento e nemmeno davanti alla morte. Coloro che si amano con questo amore, in maniera vicendevole, sono discepoli, da questo lo riconosceranno.

C’è un collegamento tra Gloria e Amore? Forse si! Ogni volta che accogliamo l’amore che Dio ci dona e lo mettiamo in circolo tra noi, Dio viene ad abitare in mezzo a noi, Dio pone la sua dimora in mezzo a noi, la sua "gloria". Questo è il cielo nuovo e la terra nuova di cui parla il libro dell’Apocalisse che leggeremo nella seconda lettura della messa. Nello stesso brano si dice “Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio”.


Ma nella celebrazione Eucaristica facciamo esperienza concreta di tutto quello che abbiamo detto: Dio viene ad abitare in mezzo a noi, prende dimora in un piccolo pezzettino di pane con il desiderio di stare con i suoi figli e liberarli dalle loro schiavitù. In questo modo dimostra quanto è grande il suo amore per noi, al punto da donare il suo corpo e il suo sangue per noi!


sabato 16 aprile 2016

CONOSCO LE MIE PECORE!

Carissimi Amici, condividiamo con voi il commento di Fr Martin Hofer al vangelo della IV Domenica di Pasqua, Domenica del “Buon Pastore”… ma anche di chi vuole essere 
“buona” pecora. Buona lettura!



Nel Vangelo di questa domenica Gesù parla di se stesso, però non in un modo facile da capire. Tuttavia sono convinto che nella preghiera Lui stesso ci rivela chi sia e cosa ci vuole dire, anche se la sua Parola avvolte ci sorprende. 
Lui è la porta, dice. È vero, perché nessuno ha mai visto il Padre, se non Gesù. Tramite questa porta viene la luce sul nostro cammino, nella nostra vita, nelle nostre esistenze. Questa porta è apertura per l'altro, un relazionarsi con l'altro perché l'uomo trova la sua identità soltanto nella risonanza con gli altri: nel Tu trovo l'Io (M. Buber). Gesù è anche la chiave della porta, che ci è stata chiusa dopo il peccato. Ora, definitivamente, Cristo stesso ci apre la via verso la vita.
L'ascolto è la caratteristica che Gesù attribuisce alle sue pecore – cioè tutti noi, chiamati a seguire Gesù Buon Pastore – e la forma più esigente dell'ascolto si chiama “obbedienza”. Anche questa il pastore chiederà alle sue pecore, per il loro bene, perché storditi da altre voci e rumori del mondo rischiano di perdere sia il pastore che la giusta via. Cristo è la garanzia che la nostra vita e noi stessi non andremo perduti, nessuno ci strapperà da Lui se noi non lo permettiamo.
Un altra proprietà del gregge altrettanto importante che il Signore nomina, è il conoscere. La conoscenza presuppone sempre una relazione: Egli è il nostro Dio, noi il suo popolo, il gregge del suo pascolo (Sal 95). Solo chi è del Signore lo riconosce, solo chi vive in Gesù e lo lascia entrare nella propria vita, lo riconoscerà.
Nel brano evangelico odierno Cristo ci dice: siete miei, mi prendo cura di voi, rimanete uniti a me – è il vostro bene. Le mie pecore ascoltano la mia voce.

Buona Domenica!

venerdì 15 aprile 2016

SEGUIMI!

Carissimi Amici, sempre in occasione della 53a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni, pubblichiamo un articolo scritto da Fr Antonio Parisi, portavoce di un invito che corre nelle strade degli uomini da più di duemila anni. Buona lettura!


Anche oggi, come duemila anni fa, il Signore continua a sussurrare con dolcezza e a pronunciare con amore, nel cuore di tanti giovani una delle parole più forti e impegnative: Seguimi!
Questo imperativo esprime tutta la sconvolgente portata dell’Amore di un Dio che prende l’iniziativa e continua a cercare l’uomo, a coinvolgersi nella sua storia, perché ha scelto da sempre di entrare in relazione con lui, per diventare con lui una sola cosa.
Seguimi è innanzitutto l’invito dolce ad una relazione intima e personale con Lui. Egli, infatti, cerca l’incontro con te, cerca spazio e accoglienza nel tuo cuore, perché vuole donarsi totalmente a te, vuole abitare la tua vita, vuole te. Seguimi, prima ancora che esprimere l’invito di Gesù a stare con Lui, rivela soprattutto il suo appassionato desiderio di stare con te per condividere con te tutto. Questa esperienza sconvolgente è a fondamento e principio della sequela di Gesù, è quel “tesoro” scoperto che ti spinge a lasciare tutto per stare con Lui, il vero Tutto della tua vita. Questa relazione diventa la tua nuova vita, una vita in … con … di Lui.
Seguimi è, ancora, un invito libero e liberante: libero da schemi umani che vorrebbero cogliere una logica razionale nell’agire di Dio. non sapremo mai perché Dio chiama alcuni e non altri, e proprio per questo possiamo dire che Dio sceglie liberamente, Anche io, un tempo, ho detto a Dio “perché proprio io?”, e ogni tanto anche oggi, gli ripeto: “sei stato proprio folle a fidarti di me!”. Si, Dio è libero da condizionamenti e, per questo, avere a che fare con Lui diventa liberante, perché Lui è uno specialista dell’impossibile, dell’off limits, dell’“andare oltre”, del rischiare, del perdere tutto, del fidarsi, dell’andare contro corrente.
Il suo invito è libero, perché Dio è fedele alle sue promesse e i suoi doni sono irrevocabili. Perciò Dio attende la tua risposta, sa rispettare e attendere i tuoi tempi, perché conosce le tue resistenze, le tue paure, i tuoi limiti, ma conosce anche e più di te la tua immensa sete di Lui, il tuo desiderio di autenticità, la tua passione per la vita. Egli da sempre sta alla tua porta e bussa… e non si stancherà di farlo! Egli da sempre ti ha pensato e amato… e non smetterà mai di farlo! Dio è libero, perché nel dirti “se vuoi..” ha messo in conto i tuoi “no”, i tuoi rifiuti e non si è arreso di fronte ad essi, ma ne ha fatto un motivo per amarti ancora e sempre di più. Solo questo Amore così liero è capace di liberare l’uomo che è dentro di te, il desiderio più profondo che ti abita, quel desiderio che è capace di rendere la tua vita un dono libero e gratuito.
A te che forse sei abituato a programmare tutto nei minimi dettagli la parola Seguimi può suonare come:
-“sconvolgente”, poiché come un terremoto sembra distruggere tutto ciò che con fatica hai costruito. Lo sarà pure, ma perché non chiederti cosa il Signore vuole costruire oggi con te?
-“scandalosa”, poiché anche tu sei consapevole delle tue miserie e debolezze. Eppure, nonostante Dio le conosca bene, per Lui non sono un problema. Quanta follia ha il Signore a fidarsi ancora di me? di te? E di follia ne ha da vendere!
-“invadente”, poiché sembra violare la tua libertà… Sarà anche vero, ma è pur vero che l’amore per sua natura è traboccante e ha bisogno di essere comunicato, ha bisogno di raggiungere, di “toccare” l’altro. Anche io ho detto a Dio “lasciami in pace!”, ma poi ho capito che ero io a fare violenza a Dio, perché volevo impedirgli di amarmi. È vero, abbiamo u grande bisogno di essere amati, ma quanta fatica facciamo a lasciarci amare! Quante corazze per difenderci da un desiderio di amore che potrebbe renderci deboli, quanta acqua su un fuoco che non vuole smettere di bruciare e che chiede alla tua vita di consumarsi…
-“scomodante”, poiché in fondo - tutto sommato - stai bene così. Forse l’ennesima bugia che nega la tua profonda insoddisfazione, il tuo senso di vuoto, la mediocrità di cui ti stai accontentando. Se solo riuscissi ad ascoltare la tua insoddisfazione!... Ti aiuterebbe certamente a metterti in ricerca, a lasciare le tue zavorre, a rompere le tue catene e “prendere il largo” verso l’“Oltre” che ti sta aspettando.
A te giovane che sei stato raggiunto dall’invito di Gesù “Seguimi” auguro di metterti in ascolto della Sua voce e di non rinunciare a quanto il Signore vuole sognare e realizzare con te.        
                                                                                                     Fr. Antonio M. Parisi


giovedì 14 aprile 2016

LA BELLISSIMA AVVENTURA DA FRATE

Carissimi amici, pubblichiamo la testimonianza del nostro fra Massimiliano Volante.
Iniziamo, in questo modo, a prepararci alla giornata di preghiera per le vocazioni di
Domenica prossima. Preghiamo per questo nostro fratello e per tanti giovani chiamati
da Dio a vivere la bellissima avventura dell'essere discepoli. Buona lettura!


Mi chiamo Massimiliano e sono siciliano. Attualmente vivo nella comunità del “Franciscanum” in Assisi, per completare il mio percorso formativo. Sono arrivato qui dopo essere stato a Benevento,  dove ho mosso i primi passi nella famiglia francescana iniziando a conoscere sempre più la spiritualità e il vivere in fraternità, condividendo i momenti lieti ma anche difficili, con tutti i fratelli che il Signore mi ha messo accanto. 

Mi hanno proposto di scrivere questo breve articolo per condividere con voi la mia esperienza vocazionale, o meglio ancora, la mia crescita alla sequela di Gesù sull’esempio di san Francesco d’Assisi. Posso iniziare dicendo che non è stata una mia decisione, ma un aderire ad una proposta o meglio ad una chiamata a cui, dopo ripetuti tentativi, non ho più saputo dire di no. 

Vengo da una famiglia dove non mi è mai mancato nulla, due genitori splendidi, due fratelli più grandi, sposati e con dei bambini stupendi. Sono cresciuto seguendo l’esempio di quanti mi sono stati vicino – in particolare la mia amata nonna che adesso non c’è più – e hanno fatto il possibile affinché non mi mancasse niente, mi hanno educato ai valori dell’onestà, del rispetto reciproco e tanti altri valori umani e cristiani. 



Penso che ognuno di noi sia chiamato, sin dal grembo materno, a seguire la vocazione della propria vita, ma il più delle volte non siamo in grado di comprenderne gli eventi più o meno belli perché presi da tante altre cose che ci allontanano da ciò che è bene per noi. Tutto inizia nel novembre 2009, quando dentro di me una fiamma, che prima ardeva lentamente, inizia ad aumentare bruciandomi sempre più, non concedendomi tregua notte e giorno, alimentando un disagio interiore che mi ha portato a chiedermi cosa stesse succedendo. 



Ho cercato una risposta prendendo in mano la Bibbia e leggendola, ma ciò non bastava: avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a capire cosa stava accadendo. 
In questo mi sono stati molto vicini il parroco e il frate guardiano del convento della mia città. Inizia da quel momento il tempo dell’ascolto a cui, fino ad allora, non avevo dato molto spazio, un ascolto che mi ha aiutato pian piano ad aprire il mio cuore, plasmandolo sempre più. Un ascolto che mi ha trasportato in una preghiera, non più fatta di richieste per quelle che pensavo fossero le mie necessità, ma di un dialogo continuo che mi ha condotto a meditare quanto di buono il Padre aveva compiuto e continuava a compiere in me giorno dopo giorno. 

Il Signore è buono e misericordioso, lento all’ira e grande nell’amore”, queste profonde parole mi hanno fatto comprendere e sperimentare nel tempo, che accanto a noi abbiamo un Padre buono e misericordioso che sta alla porta ad aspettarci ogni volta che, come “il figliol prodigo”, facciamo ritorno a Lui dopo essere caduti nella trappola del peccato. «Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti alla tua intelligenza: in tutti i tuoi passi pensa a Lui ed egli appianerà i tuoi sentieri». 


La conversione lenta che ho vissuto, è un aspetto da considerare giorno per giorno, un cambiare continuamente rotta per poter orientare la propria vita nella via del Signore per una piena conformazione a Lui. Con gioia ora vivo questa bellissima avventura da frate!







domenica 10 aprile 2016

AMORE ELEVATO ALLA TERZA POTENZA!

Carissimi Amici, condividiamo con voi il nostro commento al Vangelo di questa 
terza Domenica di Pasqua. Buona lettura e buona Domenica!
A volte le cose veramente importanti non le comprendiamo se ce le dicono soltanto una volta o due. Abbiamo bisogno di sentirle tre volte.

Il termine “manifestarsi” compare tre volte nel brano odierno del Vangelo: «In quel tempo Gesù si “manifestò”… e si “manifestò” così … era la terza volta che Gesù si “manifestava” ai discepoli».

La ricorrenza di questo termine per tre volte getta su di esso una qualche curiosità. Quale può essere la motivazione di questa triplice manifestazione di Gesù ai discepoli?

Questo andare a pescare di Pietro, e degli altri discepoli che lo seguono, non è un semplice episodio isolato, quasi una giornata di relax. Probabilmente in un momento di fatica e di scoraggiamento, Pietro, che  rappresenta la Comunità delle origini, era stato vinto dalla tentazione di ritornare alla sua attività, precedentemente abbandonata per seguire Gesù.

All’inizio del brano si respira, in effetti, una qualche aria di delusione che spinge a lasciare tutto e dedicarsi alla pesca. Quante volte, anche a noi, capita di fare altrettanto? A causa di delusioni, cadute, fallimenti, sfiducia, ci assale la tentazione di mollare tutto e ritornare sui vecchi sentieri già percorsi, più comodi e tranquilli. Ma quando dietro ad una scelta si nasconde una fuga, un voltarsi indietro dopo aver messo mano all’aratro, niente riesce bene! Infatti, i discepoli fanno ritorno a reti vuote.

In queste occasioni abbiamo bisogno di comprendere, per mezzo della Parola di Dio, chi è veramente il Signore della nostra vita. È colui che, nonostante le nostre incapacità, nonostante i nostri scoraggiamenti e sfiducia, nonostante il nostro tradimento, rimane sempre fedele, sempre capace di riconfermarci nel suo amore. Ecco le altre “per la terza volta”! Sono le  tre volte in cui Pietro rinnega Gesù nel cortile del sommo sacerdote, e a cui qui si fa indirettamente riferimento. Ma sono soprattutto le tre volte in cui, con la sua misericordia, Gesù riconferma Pietro nella sua chiamata: «Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore».




Questo vale anche per noi! È come se Gesù ci riportasse sulla strada in cui siamo realmente chiamati a camminare. Egli ci ricorda che “da giovani”, cioè guidati dalla nostra volontà, abbiamo scelto di indossare vesti che, o ci venivano strette, o ci scivolavano perché troppo grandi per noi. Ma, ora, la veste che dobbiamo indossare ci viene cinta da un Altro, ed è una veste a forma di Croce, una veste che deve condurci a fare della nostra vita un sacrificio vivente, santo e gradito a Dio.







Solo dopo essere stato per la “terza volta” confermato nell’Amore di Dio, Pietro può riuscire a fare ciò che, durante l’ultima cena, Gesù gli aveva negato: «Dove io vado, non puoi seguirmi per ora, ma mi seguirai più tardi». Adesso Gesù dice a Pietro, e dunque anche a noi: «Seguimi!».



giovedì 7 aprile 2016

FRATI IN CAPITOLO: SALE DELLA TERRA E LUCE DEL MONDO!

Carissimi Amici, pubblichiamo un articolo per farvi conoscere un bel progetto condiviso 
da frati di tutte le famiglie francescane e di cui, ieri, siamo stati resi partecipi anche noi.
Affidiamo il nostro cammino alle vostre preghiere perché possiamo compiere la volontà di Dio!


Carissimi amici, mercoledì 6 Aprile, nel bellissimo convento “Ss Pietà del Farneto” dei Frati Minori, la nostra comunità del “Franciscanum” insieme agli altri frati in formazione delle diverse famiglie francescane, presenti in Assisi, abbiamo vissuto un momento di condivisione e di approfondimento. Si tratta di una chiamata che i frati francescani dell’Ordine (Frati Minori Conventuali, Frati Minori, Frati Minori Cappuccini e Frati del Terzo Ordine Regolare) stanno ricevendo dal Signore: quella di camminare insieme e crescere nella comune vocazione e missione.

Noi giovani ci siamo inseriti in un fiume che inizia a scorrere da sorgenti un po’ più lontane. Poco più di tre anni fa’, durante la visita ad Assisi, Papa Francesco rivolse ai Ministri Generali delle famiglie francescane un invito: «Bravi, dovete rimanere uniti!». I frati riconobbero in quell’invito un desiderio già presente nel loro cuore.





Esiste, oggi, un gruppo dove collaborano frati di tutte le famiglie francescane con l’obiettivo di vivere momenti di incontro, di dialogo e di preghiera che producano frutti di pace e di evangelizzazione.






Nel pomeriggio vissuto insieme abbiamo riflettuto sui momenti che hanno portato alle divisioni nell’ordine. Abbiamo avuto, così, in questo anno del giubileo della misericordia, la possibilità di riflettere sugli errori e sulle conseguenze del peccato per comprendere che il Signore chiedeva ai frati di allora, ma anche a noi di oggi, di agire come Lui: con misericordia. Abbiamo riflettuto, poi, su possibili proposte per il futuro.

Abbiamo avuto, così, la possibilità di condividere un bellissimo momento di fraternità per creare comunione e relazioni sincere.  La sera abbiamo concluso con la cena, che i nostri accoglienti frati di Farneto, ci hanno preparato.




Sono passati ormai cinquecento anni dagli eventi che hanno portato alle divisioni. Il Signore e anche Papa Francesco ci stanno invitando a compiere gesti profetici e che vadano nella direzione della comunione, della missione e della misericordia.

Lo Spirito Santo, sorgente di unità, per l’intercessione dei Santi Francesco e Chiara, ci aiuti a fare nostri questi tre ingredienti (e altri che Lui vorrà) per renderci “sale della terra e luce del mondo”. 



















martedì 5 aprile 2016

FR ROCCO SACERDOTE … UOMO COLMATO DI MISERICORDIA!

Carissimi Amici, Sabato 2 aprile è iniziato il Ministero Sacerdotale di Fra Rocco!
Da questo momento egli sarà impegnato nel portare la Misericordia di Dio agli uomini 
e alle donne del nostro tempo. Buona missione Rocco!


Carissimi Amici, Sabato scorso, giorno 2 Aprile il nostro fratello Rocco è stato ordinato sacerdote! Alcuni di noi siamo stati vicini a Lui nei momenti dell’Ordinazione e della Prima Messa  nella sua Parrocchia di origine, Cittanova, in Calabria.
Il giorno dell’ordinazione ricorreva anche la festa della Divina Misericordia. Le due feste sono fortemente collegate proprio per l’elemento della Misericordia di Dio.
Mi viene in mente un episodio che capitò a S. Francesco, narrato nelle fonti francescane. Un Giorno frate Masseo chiese a Francesco: «Perché a te, perché a te, perché a te?... Perché a te tutto il mondo ti viene dietro, ogni persona desidera vederti …? Tu non sei bello, non sei uomo di scienza, non sei nobile! Perché dunque tutto il mondo ti viene dietro?»
Francesco, uomo umile, riconobbe che Masseo aveva ragione. Rispose Francesco: «Vuoi sapere il perché? Gli occhi santissimi di Dio non hanno visto, tra i peccatori, nessuno più vile, né più insufficiente, né più peccatore di me … e perciò mi ha scelto, per confondere la grandezza, la fortezza, la bellezza e la sapienza del mondo, perché si manifesti che ogni virtù ed ogni bene viene da Lui e non dalla creatura … ».
Ciò che caratterizza la chiamata di Dio è l’accorgersi del volto Misericordioso di Dio che ci guarda e ci dice che si fida di noi, che è disposto a scommettere su noi, non per le nostre capacità ma per la sua fedeltà e la sua Misericordia, capaci di donarci sempre nuova vita. È questa l’esperienza che fece S. Francesco davanti al volto del Crocifisso di San Damiano! Noi, invece, siamo molto bravi a sfuggire continuamente questo sguardo di vita!
Penso che a fondamento di ogni chiamata di Dio c’è l’esperienza dell’infinita Misericordia che Dio usa nei nostri confronti e che muove a lasciare tutto per seguirlo con gioia. Questo vale molto di più per chi riceve la vocazione a essere sacerdote di Cristo e degli uomini. L’esperienza di Dio che ci usa Misericordia è fondamentale! Dal fatto che Dio condona il debito, a noi impossibile da saldare, deve scaturire la decisione di usare Misericordia nei confronti dei fratelli che hanno piccoli debiti nei nostri confronti.
Noi, frati del “Franciscanum” siamo testimoni di come Dio ha usato misericordia nella vita di Fra Rocco. Abbiamo anche fatto esperienza di come, dopo aver ricevuto la Misericordia di Dio, egli l’abbia donato anche a noi, standoci vicino e aiutandoci a rialzarci dopo ogni caduta. Risuonano ancora nel mio cuore le parole che mi ha rivolto: “Non mollare mai!”
Adesso siamo sicuri che il nostro fratello (Padre) Rocco saprà essere canale di Misericordia per tanti uomini e donne perché in essi rifiorisca la vita di Dio.

Buon Ministero padre Rocco e ricordati di pregare per noi!








sabato 2 aprile 2016

L'OTTAVA BEATIDUDINE... CREDERE SENZA VEDERE!!!

Cari amici, pubblichiamo la meditazione di fra Andrea D'Alessandro
sul vangelo di questa Seconda Domenica di Pasqua
Buona Meditazione e Buona Domenica


Cari amici il Signore vi dia Pace!
Questa domenica voglio condividere con voi una riflessione sulle letture e sul Vangelo che la Liturgia odierna di questa seconda Domenica del Tempo di Pasqua ci propone.

Nel Vangelo di oggi, Gesù Risorto, apparendo agli Apostoli nel giorno ottavo della sua Pasqua proclama una nuova beatitudine, quella che paradossalmente nasce dalla fede:

“Beati quelli che pur non avendo visto crederanno”

La vita della prima comunità cristiana era dunque la “vita di fede” e per questo aumentavano il numero di coloro che credevano nel Signore. Lo stesso apostolo prediletto anche se deportato nell’isola di Patmos ha potuto contemplare l’affermazione della fede vittoriosa nel Cristo Risorto che gli disse:

“Io sono il Primo e l’Ultimo e il Vivente. Io ero morto, ma ora sono vivo per sempre e ho il potere sopra la morte e gli inferi” (Ap1,17-18)

Nel Santo Vangelo riviviamo la gioia della fede delle prime due domeniche di Pasqua, la sua stessa Risurrezione. Gesù appare ai suoi discepoli “pieni di paura” e mostra loro “le mani e il costato” e il suo primo annuncio è quello della Pace, a questo segue il conferimento di una missione di pace, che ha come protagonista principale lo Spirito Santo e che è rivolta a distruggere quello che è l’ostacolo più grande alla gioia: il peccato.

Scrive a tal proposito Papa Paolo VI nella sua Esortazione Apostolica Gaudete in Domino:

“La pienezza della gioia sgorga dalla vittoria del Crocifisso, dal suo Cuore trafitto, dal suo Corpo glorificato, e rischiara le tenebre delle anime: Et nox illuminatio mea in deliciis meis. La gioia pasquale non è solamente quella di una trasfigurazione possibile: essa è quella della nuova Presenza del Cristo Risorto, che largisce ai suoi lo Spirito Santo, affinché esso rimanga con loro. In tal modo lo Spirito Paraclito è donato alla Chiesa come principio inesauribile della sua gioia di sposa del Cristo glorificato. Egli suscita in essa la vita divina e l'apostolato, E il cristiano sa che questo Spirito non sarà mai spento nel corso della storia. La sorgente di speranza manifestata nella Pentecoste non si esaurirà”.

Otto giorni dopo, nella seconda domenica di Pasqua: oggi! La gioia della fede torna ad essere la protagonista. Gesù si introduce con l’augurio “Pace!” e questa volta mostra le sue cinque piaghe come dei trofei di vittoria, perché come ci ricorda il profeta Isaia:

“Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is53,5)

Tommaso, uno dei discepoli che non era presente alla precedente apparizione del Risorto questa volta, lo troviamo anche lui insieme agli altri discepoli e in questa apparizione, non solo può contemplare il suo Maestro vivo e vero con i suoi occhi, ma formula anche la più alta espressione di fede che troviamo riportata nei Vangeli: “Mio Signore e mio Dio!”

Fratelli e sorelle,
con questa espressione, Tommaso ci rende tutti “beati”, noi che non eravamo presenti in quel momento ma che nonostante tutto crediamo in Lui, nel Maestro e Signore Gesù Risorto e vincitore della morte. Infatti cosi, conclude San Giovanni, prendendo spunto da questa situazione per concludere cosi il suo Vangelo: “Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome”.(Gv20,30-31)
Il Vangelo oggi ci invita a sentirci parte di Dio, apparteniamo a Lui con tutto il cuore, in ogni circostanza lieta o triste che sia dobbiamo avere il coraggio di saper dire a Gesù Crocifisso e Risorto: "Tu sei il mio Signore, tu sei il mio Dio a te appartengo, voglio ascoltarti, amarti e seguirti per tutta la mia vita".


Davanti a Gesù che si presenta a me con i segni della crocifissione devo lasciarmi afferrare e diventare anche io immagine trasparente del Suo amore. Giovanni Paolo II è stato un grande testimone del Cristo Risorto per il Suo impegno per la Chiesa, per il mondo, per ogni uomo.

Amici alla Divina Misericordia oggi ci affidiamo e ci consegniamo con amore di figli, Gesù misericordioso, nostro Signore e nostro Dio accoglici anche se ingrati tuoi figli nel tuo meraviglioso cuore.