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martedì 24 dicembre 2013

Venticinque anni di grazia!


Il 17 Dicembre il nostro Rettore, fra Francesco Lenti, ha festeggiato un importante anniversario: 25 anni di ordinazione presbiterale.



Padre Francesco che cosa, in 25 anni,  ti è rimasto maggiormente?

Era il 17 dicembre 1988. Il Vescovo, mons. Donato Bianchi, nella messa dell’Ordinazione sacerdotale mi disse: “… credi, Francesco, d’ora in poi la tua vita è consegnata: non ti appartieni più. Sei di Gesù, come Lui è stato ed è del Padre ed è per la Chiesa”.
Queste parole mi fecero venire i brividi e capii da quel momento che la mia vita sarebbe realmente cambiata. Un conto è esserne cosciente e offrirla col cuore, un altro conto quando questo avviene. Ed è avvenuto. Da quel giorno la mia vita è cambiata.

Ancora le parole di mons. Bianchi che disse: “… quando mi unsero le mani, appena potei mi chinai a baciarle piangendo e dicendo: “cos’hai fatto Signore? Sono diventate un po’ le tue per fare il miracolo del tuo perdono e della tua Eucaristia”.

Cosa comporta per te l’essere sacerdote?

Sono stato consacrato la terza domenica di Avvento, la domenica della gioia. Ho scelto questa domenica prima del Natale perché la gioia che ho nel cuore per aver seguito il Signore, fosse la gioia di tutti coloro che avrei incontrato nel mio cammino.

Ho vissuto questi venticinque anni di sacerdozio con questo pensiero: non mi appartengo più. Quando celebro la messa, è Gesù che scende sull'altare attraverso le mie mani per essere cibo per tutti. E tutte le volte che non l’ho fatto mi giungeva puntualmente un rimprovero interiore: “ma non mi avevi donato tutto?”.



Sei anche un frate Minore Conventuale. Cosa significa per te essere sacerdote francescano ad Assisi?

Oggi sono qui, nel luogo dove è presente san Francesco, a ringraziare il Signore con un rinnovato desiderio di appartenergli sempre più e a rendermi disponibile perché la gioia del Vangelo raggiunga tutti.
Le note distintive di Francesco erano la lode ed il Ringraziamento e come lui anch'io ringrazio il Signore perché attraverso le mie mani scende ancora sull'altare e mi chiama a fare questo in memoria di Lui. Si serve delle mie mani per benedire, per assolvere nella confessione. Si serve della parola per confortare chi soffre, per incoraggiare chi è preso dall'avvilimento, per sostenere chi sta per essere schiacciato dalla fatica, chi non ne può più.

Da pochi mesi il Signore mi ha anche chiamato a svolgere un nuovo servizio: guidare, accompagnandolo, il cammino formativo dei giovani frati verso la professione solenne (definitiva) e al sacerdozio.



Sento forte questo passaggio di Dio nella mia vita e posso solo dire grazie Signore per tutto questo e lodarlo con Maria con le sue parole: “l’anima mia magnifica il Signore…”


(nella foto p. Francesco con alcuni chierici e frati ) 

1 commento:

  1. Un saluto caloroso a fra salvatore lentini grande persona che si e' sempre spesa per il prossimo nonche' mio grande amico che dio lo benedica ..vincenzo

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