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martedì 30 aprile 2013

Festa del Franciscanum; famiglia di famiglie







In occasione della giornata mondiale di preghiera per le vocazioni (21 aprile), nella nostra comunità si è svolta la festa del Franciscanum, alla quale hanno partecipato anche i nostri familiari, per lo meno coloro che hanno avuto la possibilità di essere presenti.
Con loro abbiamo condiviso innanzitutto la preghiera (ed è infatti con la celebrazione eucaristica di sabato, nella quale abbiamo ricordato la dedicazione della nostra cappella, che abbiamo aperto questo week-end), i pasti, ed infine i momenti fraterni (ad esempio la presentazione della comunità e dei servizi pastorali svolti da ciascuno di noi). Alla fine del pranzo di domenica, i nostri familiari sono ripartiti verso casa, chi per mete più lontane (Calabria), chi per mete più vicine (Abruzzo, Lazio e Marche).
Quello che ci portiamo nel cuore da questa esperienza è in primis la gioia di aver potuto condividere con i nostri genitori, fratelli e sorelle uno “spicchio” della nostra quotidianità nella sua concretezza: questo è un aspetto importante, specialmente per aiutarli a superare tutti quei pregiudizi e stereotipi che spesso si possono avere sulla vita del frate.
In secondo luogo (e questo è forse l’aspetto principale) ci rimane nel cuore la felicità di aver potuto rivedere quelli che sono sempre i nostri cari, anche nella lontananza fisica (ma non nello Spirito).
E qui è bene specificare che entrare in convento non significa rinunciare ai propri affetti, ma semplicemente viverli in una maniera diversa, nel senso che il rapporto con la propria famiglia non condiziona più le proprie scelte di vita, che sono invece fatte a partire dalla relazione con un Dio che diventa il punto di riferimento della propria esistenza; questo però non significa non avere più niente a che fare con essi.
A conferma di ciò, san Francesco diceva che nei momenti di difficoltà non bisogna mai abbandonare i propri familiari (è celebre l’episodio in cui vendette il libro dei Vangeli, aiutando con il ricavato la madre povera di un frate) e che la madre di un frate è la madre di tutti i frati.
Queste affermazioni ci aiutano a comprendere che un vero frate non rinuncia mai alla propria famiglia carnale: essa semplicemente non ha più il primo posto, che spetta solamente a Dio. Il quale non si pone in competizione con essa, anzi, il suo scopo è realizzare il suo vero bene, cioè renderla parte di una famiglia immensamente più grande, che è la Chiesa.
Ecco, questo è lo spirito con il quale abbiamo cercato di vivere questi giorni di festa e siamo sicuri che anche le nostre famiglie lo hanno ricevuto, accolto e fatto proprio.      fr. Luca marcattili

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