Il 17 Dicembre il nostro Rettore, fra Francesco Lenti, ha festeggiato un importante anniversario: 25 anni di ordinazione presbiterale.
Padre Francesco che
cosa, in 25 anni, ti è rimasto maggiormente?
Era il 17 dicembre
1988. Il Vescovo, mons. Donato Bianchi, nella messa dell’Ordinazione
sacerdotale mi disse: “… credi, Francesco, d’ora in poi la tua vita è
consegnata: non ti appartieni più. Sei di Gesù, come Lui è stato ed è del Padre
ed è per la Chiesa”.
Queste parole mi
fecero venire i brividi e capii da quel momento che la mia vita sarebbe
realmente cambiata. Un conto è esserne cosciente e offrirla col cuore, un altro
conto quando questo avviene. Ed è avvenuto. Da quel giorno la mia vita è
cambiata.
Ancora le parole di
mons. Bianchi che disse: “… quando mi unsero le mani, appena potei mi chinai a
baciarle piangendo e dicendo: “cos’hai fatto Signore? Sono diventate un po’ le
tue per fare il miracolo del tuo perdono e della tua Eucaristia”.
Cosa
comporta per te l’essere sacerdote?
Sono stato
consacrato la terza domenica di Avvento, la domenica della gioia. Ho scelto
questa domenica prima del Natale perché la gioia che ho nel cuore per aver
seguito il Signore, fosse la gioia di tutti coloro che avrei incontrato nel mio
cammino.
Ho vissuto questi
venticinque anni di sacerdozio con questo pensiero: non mi appartengo più.
Quando celebro la messa, è Gesù che scende sull'altare attraverso le mie mani
per essere cibo per tutti. E tutte le volte che non l’ho fatto mi giungeva
puntualmente un rimprovero interiore: “ma non mi avevi donato tutto?”.
Sei
anche un frate Minore Conventuale. Cosa significa per te essere sacerdote
francescano ad Assisi?
Oggi sono qui, nel
luogo dove è presente san Francesco, a ringraziare il Signore con un rinnovato
desiderio di appartenergli sempre più e a rendermi disponibile perché la gioia
del Vangelo raggiunga tutti.
Le note
distintive di Francesco erano la lode ed il Ringraziamento e come lui anch'io ringrazio il
Signore perché attraverso le mie mani scende ancora sull'altare e mi chiama a
fare questo in memoria di Lui. Si serve delle mie mani per benedire, per
assolvere nella confessione. Si serve della parola per confortare chi soffre,
per incoraggiare chi è preso dall'avvilimento, per sostenere chi sta per essere
schiacciato dalla fatica, chi non ne può più.
Da pochi mesi il Signore mi ha anche chiamato a svolgere un nuovo servizio: guidare, accompagnandolo, il cammino formativo dei giovani frati verso la professione solenne (definitiva) e al sacerdozio.
Sento forte questo
passaggio di Dio nella mia vita e posso solo dire grazie Signore per tutto
questo e lodarlo con Maria con le sue parole: “l’anima mia magnifica il
Signore…”
(nella foto p. Francesco con alcuni chierici e frati )
Un saluto caloroso a fra salvatore lentini grande persona che si e' sempre spesa per il prossimo nonche' mio grande amico che dio lo benedica ..vincenzo
RispondiElimina