Incontro europeo di frati in formazione per rinnovamento e fraternità
Con la vita religiosa in Europa in declino, l’arrivo di 300
giovani frati francescani, che hanno riempito le piccole strade medioevali d’Assisi
la settimana dopo Pasqua, è sembrato quasi fuori luogo, una pagina di storia di
un passato glorioso.
Dal 10 al 14 aprile l’Ordine dei Frati Minori Conventuali ha
radunato ad Assisi tutti i frati europei in formazione: coloro che non hanno
ancora fatto i voti perpetui di povertà, castità ed obbedienza. Chierici
francescani di Polonia, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Croazia,
Germania, Austria, Inghilterra, Italia, Repubblica Ceca, Malta, Francia,
Spagna, Turchia e Libano sono stati per una settimana di preghiera,
condivisione fraterna e testimonianze nella piccola città italiana dove l’Ordine
è nato nel 1200.
Nonostante il “successo” per la gran quantità di
partecipanti, non ho avuto l’impressione che lo scopo della settimana fosse quello
di gloriarsi per il numero dei presenti.
Invece, due sentimenti dominanti hanno colorato quest’esperienza:
una reale consapevolezza del bisogno di rinnovamento nell’Ordine e una gioia
contagiosa nello scoprire la profondità della nostra famiglia, che supera
barriere di lingua e cultura, nel desiderio comune di seguire Cristo.
“Noi abbiamo bisogno di frati innamorati del Signore, non di
frati che sono bravi a fare cose,” ha detto il Ministro Generale, p. Marco
Tasca, nella sua omelia alla Messa conclusiva a La Verna. P. Marco ha confidato
il timore che nell’Ordine in Europa ci sia un cambiamento di valori: dall’“essere”
in una relazione profonda con Cristo a un “fare” tante attività non-essenziali.
Gli organizzatori della settimana hanno cercato di stimolare
i giovani francescani con diverse testimonianze di frati che vivono esperienze particolari
di missione. Una delle testimonianze più controverse è stata quella della
comunità dei frati che vivono a Chôlet in Francia. Con il suo stile di
povertà intenzionale, vita comunitaria e preghiera carismatica attira migliaia
di fedeli agli incontri delle famiglie e alle attività giovanili.
Il modello francese è stato ben recepito da molti frati
radunati ad Assisi, ma ha creato problemi per altri. “Com’è possibile rifiutare
uno stipendio e poi chiedere i soldi agli altri, specialmente in questo tempo
di crisi economica – chiedeva un frate – Non è una povertà vera, non è giusta”.
Il secondo sentimento che ha dominato quest’esperienza nasce
dalla ricchezza di stare insieme con fratelli provenienti da diversi ambiti di
vita, ma che cercano tutti di seguire Cristo. Sia nell’incontro con i vecchi
compagni di formazione, sia nella discussione sulla musica carismatica con un
fratello polacco che fa parte di un gruppo cattolico di musica rock, oppure nell’ascolto
della testimonianza sulla grazia dell’adorazione eucaristica di un frate
inglese che prima faceva parte di una comunità monastica, mi ha colpito una
profonda gioia di essere parte di questa famiglia francescana così ricca di “diversità”.
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