L’esperienza di un campo-scuola alla scoperta della
propria vocazione
Un po’ di giorni fa ho preso parte ad un
campo-scuola a Mormanno, un dolce paesino ai piedi del Pollino. Un gruppo di
ragazzi pieni di vita riuniti dal Centro Vocazioni della diocesi di Cassano allo
Jonio per vivere una settimana insieme e riflettere sulla propria vocazione. Bella sfida, direi, far riflettere
questi ragazzi sulla propria vocazione; una sfida che gli ideatori e gli animatori
hanno saputo cogliere e lanciare ai ragazzi stessi.
Parlando di vocazione si pensa subito
alle varie scelte di vita religiosa e sacerdotale. La reazione immediata a
quest’argomento è duplice: o lo si abbraccia o si prendono le distanze. Proprio
come è accaduto a questi ragazzi quando hanno sentito parlare di vocazione.
Molti di loro hanno affermato che diventare prete, frate, suora non era nei
loro pensieri.
Per calarsi nel significato autentico
della parola “Vocazione” sono stati guidati da Pinocchio & company. È stato un bel percorso alla scoperta di
se stessi, e giorno dopo giorno li ho visti aprirsi sempre più alla
comprensione della propria vocazione.
Naturalmente, non si è trattato di un
intervento straordinario dello Spirito Santo disceso su ciascuno di loro, tuttavia
questi ragazzini hanno preso pian piano coscienza di essere chiamati a
diventare grandi. E grandi si diventa solo se felici, chiamati quindi alla
felicità. Ecco la loro vocazione, la vocazione di tutti: essere felici!
Così ha sintetizzato il vescovo della diocesi
mons. Nunzio Galantino incontrando questi ragazzi. Li ha incoraggiati a essere
sempre speciali e felici, dando gusto a ciò che fanno ogni giorno e realizzandolo
con coraggio.
Parole che si rivolgono non solo a loro
ma a ognuno di noi, perché la nostra vocazione è la felicità ‘suprema’, la più bella: essere figli
amati da Dio, il quale non smette mai di amarci. Per tale ragione non possiamo
non dare gusto a quanto realizziamo, a quanto le nostre mani riescono ad
operare; mani che possono creare cose grandi.
Guardando la spensieratezza di questi
ragazzi, mi sono soffermato a riflettere sulle loro attese nei riguardi di noi
educatori. Penso che si aspettino da noi qualcosa di ‘diverso’, qualcosa di migliore e dinanzi a quest’attesa mi son
sentito ancora una volta frate di Francesco d’Assisi, mandato proprio da Assisi
per raccontare la mia vita con Cristo anche con un semplice sorriso, un’
abbraccio, una chiacchierata. Al momento della partenza mi sono sentito come il
pellegrino incontrato in questi giorni: libero e leggero, come ci voleva
Francesco. Non sarò più accanto a questi ragazzi, non potrò osservare e guidare
la loro crescita ma ho portato con me la gioia di essere stato per loro più che
una guida un fratello: un semplice frate…..
fra Rocco Predoti
Blog di fra Rocco Vocazione Francescana - Sui Passi di San Francesco
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