Frati in cammino - YouTube

lunedì 20 agosto 2012

Giovani e vocazione


L’esperienza di un campo-scuola alla scoperta della propria vocazione

Un po’ di giorni fa ho preso parte ad un campo-scuola a Mormanno, un dolce paesino ai piedi del Pollino. Un gruppo di ragazzi pieni di vita riuniti dal Centro Vocazioni della diocesi di Cassano allo Jonio per vivere una settimana insieme e riflettere sulla propria vocazione. Bella sfida, direi, far riflettere questi ragazzi sulla propria vocazione; una sfida che gli ideatori e gli animatori hanno saputo cogliere e lanciare ai ragazzi stessi.

Parlando di vocazione si pensa subito alle varie scelte di vita religiosa e sacerdotale. La reazione immediata a quest’argomento è duplice: o lo si abbraccia o si prendono le distanze. Proprio come è accaduto a questi ragazzi quando hanno sentito parlare di vocazione. Molti di loro hanno affermato che diventare prete, frate, suora non era nei loro pensieri.

Per calarsi nel significato autentico della parola “Vocazione” sono stati guidati da Pinocchio & company. È stato un bel percorso alla scoperta di se stessi, e giorno dopo giorno li ho visti aprirsi sempre più alla comprensione della propria vocazione.

Naturalmente, non si è trattato di un intervento straordinario dello Spirito Santo disceso su ciascuno di loro, tuttavia questi ragazzini hanno preso pian piano coscienza di essere chiamati a diventare grandi. E grandi si diventa solo se felici, chiamati quindi alla felicità. Ecco la loro vocazione, la vocazione di tutti: essere felici!

Così ha sintetizzato il vescovo della diocesi mons. Nunzio Galantino incontrando questi ragazzi. Li ha incoraggiati a essere sempre speciali e felici, dando gusto a ciò che fanno ogni giorno e realizzandolo con coraggio.

Parole che si rivolgono non solo a loro ma a ognuno di noi, perché la nostra vocazione è la felicità ‘suprema’, la più bella: essere figli amati da Dio, il quale non smette mai di amarci. Per tale ragione non possiamo non dare gusto a quanto realizziamo, a quanto le nostre mani riescono ad operare; mani che possono creare cose grandi.

Guardando la spensieratezza di questi ragazzi, mi sono soffermato a riflettere sulle loro attese nei riguardi di noi educatori. Penso che si aspettino da noi qualcosa di ‘diverso’, qualcosa di migliore e dinanzi a quest’attesa mi son sentito ancora una volta frate di Francesco d’Assisi, mandato proprio da Assisi per raccontare la mia vita con Cristo anche con un semplice sorriso, un’ abbraccio, una chiacchierata. Al momento della partenza mi sono sentito come il pellegrino incontrato in questi giorni: libero e leggero, come ci voleva Francesco. Non sarò più accanto a questi ragazzi, non potrò osservare e guidare la loro crescita ma ho portato con me la gioia di essere stato per loro più che una guida un fratello: un semplice frate…..

fra Rocco Predoti 

Nessun commento:

Posta un commento