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domenica 26 agosto 2012

Un seme gettato nel deserto


Una presenza francescana significativa a Taranto

«Se il chicco di grano… muore, produce molto frutto» (Gv 12,24)

Taranto, quartiere Paolo VI: qui i frati minori conventuali della provincia religiosa di Puglia lavorano in una delle quattro parrocchie di questo quartiere nato negli ultimi cinquant’anni per accogliere le famiglie degli operai dell’ILVA. Il territorio offre veramente poco, la gente è isolata in palazzoni di cemento che sorgono tra ettari di terreni non utilizzati; spazi lasciati al declino ambientale, frutto di un abbandono desolante!

In questa vastissima zona, difficile, spesso pericolosa, la Chiesa diventa faro d’umanità e di speranza dove tanta è la paura, il rancore e la rabbia! Le persone sono ferite profondamente e sin da bambini l’unico linguaggio che si impara è quello della violenza e della prevaricazione: devi essere forte per non essere schiacciato, devi difenderti da tutti e non puoi fidarti di nessuno! 

Nel mese di luglio trascorso con i frati a Taranto, la sfida delle relazioni umane mi ha provocato nella ricerca dell’atteggiamento giusto da avere, della parola giusta da dire, della reazione più equilibrata davanti a certe dinamiche conflittuali… Che cosa fare in questa situazione? Come possono i frati, la Chiesa, testimoniare l’Amore di Cristo in questa “terra di missione”?

Poi ho trovato luce in una parola: “compassione”, vale a dire essere presente, stare accanto semplicemente… per sentire ciò che sente l’altro!

Sicuramente l’esperienza più significativa di questa permanenza a Taranto è stata “l’oratorio di strada” condivisa con un gruppo di animatori, in una delle zone più difficili del quartiere dove i bambini e i ragazzi crescono condividendo la strada con i cani randagi che popolano questo territorio.
Cresciuti troppo in fretta questi ragazzi hanno alle spalle famiglie fortemente disagiate, genitori in carcere o in comunità di recupero… Molti di loro hanno smesso di sognare perché troppo presto la loro vita è stata segnata dal dolore e dall’ingiustizia… a questo reagiscono con la violenza e con altrettanta ingiustizia!

Tuttavia quando i loro occhi incontrano sguardi che non vogliono giudicarli o offenderli tornano a ridere! I bambini si comportano come i grandi ma se dai loro un pallone, se li porti in spalla e li fai correre, allora tornano ad essere ciò che sono: semplicemente bambini! È importante riconoscere in essi il profondo bisogno di essere amati e di amare, di ricevere un abbraccio o una parola buona, di sentirsi importanti per qualcuno!

Guardando questa realtà, il timore che assale il cuore è quello che nasce dalla consapevolezza della difficoltà di un cambiamento vero, di una svolta radicale: i destini di questi giovani sembrano segnati da subito: non c’è altra possibilità se non la strada e quello a cui essa porta! Talvolta stando con loro si ha l’impressione di aver lavorato tanto inutilmente, i risultati positivi e i cambiamenti sembrano non arrivare mai, e così alla fine tanti, rassegnati, ammettono: «È tempo perso!» Quei bambini tornano a ridere per il tempo di un gioco e poi tornano a crescere tra risse, provocazioni, vendette…!»

Quanto è difficile questa missione… eppure quanto è stimolante! Ciò che ho provato a fare in questo mese è inserirmi in ciò che già i frati fanno ogni giorno. Qui la fraternità conventuale può veramente vivere lo stile francescano “allo stato puro”. Seppure in situazioni spesso scoraggianti e poco gratificanti, la comunità va avanti ricostruendo dove altri hanno distrutto, diventando strumenti di pace nella logica della gratuità, nell’ascolto costante e soprattutto nella presenza accogliente. Concretamente, si cerca di creare alleanze educative con le diverse agenzie presenti sul territorio, sviluppando progetti comuni (come il già citato “oratorio di strada”, l’“estate ragazzi”, scuola calcio, scuola di danza…). Già tanti sono stati i frutti, non ultimo la costruzione – finalmente! – di una chiesa dopo tanti anni in cui la comunità si è dovuta “arrangiare”.

Ci sono molte potenzialità nascoste dietro i volti di fratelli e sorelle che veramente potrebbero cambiare questo piccolo mondo! Tanti collaborano con la parrocchia e si danno da fare per costruire una “Paolo VI” migliore, mettendo a disposizione le proprie risorse e i propri talenti! Goccia dopo goccia la pietra si leviga e prende forma: questa presenza è un seme nel deserto che una volta cresciuto porta salvezza!

fra Vito Cosimo Manca

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