Quando
a settembre il rettore mi ha comunicato quale sarebbe stato il servizio di pastorale
che avrei dovuto svolgere durante l’anno formativo non immaginavo che sarebbe
stato così impegnativo e arricchente! Mi
è stato chiesto di animare una classe di catechismo nella parrocchia di San
Rufino, cattedrale di Assisi. Non immaginavo però l’ulteriore richiesta che mi
sarebbe stata fatta dal parroco: animare il gruppo del Dopo-Cresima!
In
pratica un gruppo di ragazzi e ragazze da guidare (con l’aiuto di una
collaboratrice) in un cammino di crescita nella fede alla luce e con la forza
del Sacramento della Confermazione che da poco hanno ricevuto. Li
abbiamo coinvolti nella sistemazione dell’ambiente offertoci dal parroco per le
nostre attività in modo che avessero potuto creare uno spazio tutto per loro:
un tappeto grandissimo ricopre il pavimento per poter essere più liberi nei
movimenti e rendere il momento meno formale possibile. Una stanza viene
dedicata al “libero sfogo”: quando qualcuno è un po’ arrabbiato o agitato può
entrare in questa stanza, fare un forte urlo e liberarsi da un po’ di tensione.
La
parte più difficile arriva nel momento in cui si deve programmare un cammino da
compiere durante l’anno. Non avendo mai avuto esperienza di questo genere ho
chiesto aiuto a decine di persone, confratelli e laici; ho letto decine di
libri sull’animazione dei gruppi, le schede di animazione dell’Azione
Cattolica, delle GMG… Ho
chiesto al gruppo di scrivere gli argomenti di cui avrebbero voluto parlare, le
domande che spesso si pongono ma che difficilmente condividono con i loro
coetanei, per poter insieme cercarne le risposte.
Lo
scopo è costruire un gruppo partendo da loro stessi, provando a raggiungerli lì
dove sono, nella storia quotidiana, familiare e scolastica che li interpella, per
far emergere il loro pensiero, il loro punto di vista sugli aspetti della vita
che più li coinvolgono e che spesso fanno li fanno soffrire!
Le
premesse sembravano molto buone ma non avevo fatto i conti con una verità
fondamentale che si impara solo con l’esperienza e a volte con piccoli
fallimenti: per quanto un progetto possa sembrare perfetto sulla carta e nella
tua mente, la realtà ha le sue dinamiche e un suo corso che molto spesso non
riflettono il tuo progetto!
Quasi
sempre torno a casa dopo gli incontri consapevole di aver fatto una minima
parte di quanto l’incontro ha cercato di comunicare loro, come se abbiano la
mente completamente occupata da altro o non abbiano così tanto interesse di quello
di cui si parla.
Incontro
dopo incontro però il gruppo si fortifica e consolida; alcuni di loro
cominciano ad aprirsi di più e a condividere esperienze e riflessioni molto
profonde. Cominciano a dimostrare più interesse; si parla molto dell’amicizia e
delle sue dinamiche; per questo il nome che abbiamo scelto per il gruppo è
“Amici”.
Sono
felice di poter fare un po’ di cammino con loro ,accompagnarli dove posso; è
un’esperienza che mi provoca ; sento molte volte l’inutilità del mio servizio
ma anche, con sorpresa, ne scopro i frutti nascosti; è un affidarsi e affidare
continuo a Colui che solo può toccare i cuori; è una strada che mi fa sentire
educatore (anche se nel mio caso è un termine pesante!) amico, fratello
maggiore…
Finché
continueremo a camminare insieme con gioia e semplicità trovando sostegno uno
con l’altro, il gruppo sarà sempre un gruppo di “Amici”!
Un fratello della comunità