Una presenza francescana significativa a Taranto
«Se
il chicco di grano… muore, produce molto frutto» (Gv 12,24)
Taranto, quartiere Paolo VI: qui i frati minori
conventuali della provincia religiosa di Puglia lavorano in una delle quattro parrocchie
di questo quartiere nato negli ultimi cinquant’anni per accogliere le famiglie
degli operai dell’ILVA. Il territorio offre veramente poco, la gente è isolata
in palazzoni di cemento che sorgono tra ettari di terreni non utilizzati; spazi
lasciati al declino ambientale, frutto di un abbandono desolante!
In questa vastissima zona, difficile, spesso
pericolosa, la Chiesa diventa faro d’umanità e di speranza dove tanta è la
paura, il rancore e la rabbia! Le persone sono ferite profondamente e sin da bambini
l’unico linguaggio che si impara è quello della violenza e della
prevaricazione: devi essere forte per non essere schiacciato, devi difenderti
da tutti e non puoi fidarti di nessuno!
Nel mese di luglio trascorso con i frati a Taranto,
la sfida delle relazioni umane mi ha provocato nella ricerca dell’atteggiamento
giusto da avere, della parola giusta da dire, della reazione più equilibrata
davanti a certe dinamiche conflittuali… Che cosa fare in questa situazione?
Come possono i frati, la Chiesa, testimoniare l’Amore di Cristo in questa
“terra di missione”?
Poi ho trovato luce in una parola: “compassione”, vale a dire essere
presente, stare accanto semplicemente… per sentire ciò che sente l’altro!
Sicuramente l’esperienza più significativa di questa
permanenza a Taranto è stata “l’oratorio di strada” condivisa con un gruppo di
animatori, in una delle zone più difficili del quartiere dove i bambini e i
ragazzi crescono condividendo la strada con i cani randagi che popolano questo
territorio.
Cresciuti troppo in fretta questi ragazzi hanno alle
spalle famiglie fortemente disagiate, genitori in carcere o in comunità di
recupero… Molti di loro hanno smesso di sognare perché troppo presto la loro
vita è stata segnata dal dolore e dall’ingiustizia… a questo reagiscono con la
violenza e con altrettanta ingiustizia!
Tuttavia quando i loro occhi incontrano sguardi che
non vogliono giudicarli o offenderli tornano a ridere! I bambini si comportano
come i grandi ma se dai loro un pallone, se li porti in spalla e li fai
correre, allora tornano ad essere ciò che sono: semplicemente bambini! È
importante riconoscere in essi il profondo bisogno di essere amati e di amare,
di ricevere un abbraccio o una parola buona, di sentirsi importanti per
qualcuno!
Guardando questa realtà, il timore che assale il
cuore è quello che nasce dalla consapevolezza della difficoltà di un
cambiamento vero, di una svolta radicale: i destini di questi giovani sembrano
segnati da subito: non c’è altra possibilità se non la strada e quello a cui
essa porta! Talvolta stando con loro si ha l’impressione di aver lavorato tanto
inutilmente, i risultati positivi e i cambiamenti sembrano non arrivare mai, e
così alla fine tanti, rassegnati, ammettono: «È tempo perso!» Quei bambini tornano a ridere per il tempo di un
gioco e poi tornano a crescere tra risse, provocazioni, vendette…!»
Quanto è difficile questa missione… eppure quanto è
stimolante! Ciò che ho provato a fare in questo mese è inserirmi in ciò che già
i frati fanno ogni giorno. Qui la fraternità conventuale può veramente vivere
lo stile francescano “allo stato puro”. Seppure in situazioni spesso
scoraggianti e poco gratificanti, la comunità va avanti ricostruendo dove altri
hanno distrutto, diventando strumenti di pace nella logica della gratuità,
nell’ascolto costante e soprattutto nella presenza accogliente. Concretamente,
si cerca di creare alleanze educative con le diverse agenzie presenti sul
territorio, sviluppando progetti comuni (come il già citato “oratorio di
strada”, l’“estate ragazzi”, scuola calcio, scuola di danza…). Già tanti sono
stati i frutti, non ultimo la costruzione – finalmente! – di una chiesa dopo
tanti anni in cui la comunità si è dovuta “arrangiare”.
Ci sono molte potenzialità nascoste dietro i volti
di fratelli e sorelle che veramente potrebbero cambiare questo piccolo mondo!
Tanti collaborano con la parrocchia e si danno da fare per costruire una “Paolo
VI” migliore, mettendo a disposizione le proprie risorse e i propri talenti!
Goccia dopo goccia la pietra si leviga e prende forma: questa presenza è un
seme nel deserto che una volta cresciuto porta salvezza!
fra
Vito Cosimo Manca
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