Nello stupore ancora vivo della scelta del nome
Francesco del nuovo papa, la nostra comunità entra nel triduo pasquale dopo
aver vissuto gli esercizi spirituali dal
22 al 27 Marzo predicati da fr. Giancarlo Corsini presso la casa delle suore
della Sacra Famiglia a Spoleto, riflettendo sulla minorità.
Durante questo tempo ciascuno ha potuto vivere
lasciandosiraggiungere da Dio e ripensare la propria chiamata seguendo la scia
degli esempi di minorità proposti dal predicatore: dai personaggi biblici alle
figure di santi e di persone a noi vicine.
L’esempio di “minorità” più prossimo è certamente
il sacrificio di Cristo, che in questi giorni la liturgia ci fa rivivere.
La nostra comunità vivrà questi giorni nella basilica
di S. Francesco insieme alla comunità dei frati del Sacro Convento e al nuovo
Custode,fr. Mauro Gambetti.
Nel pomeriggio di mercoledì Santo ci siamo uniti
alla comunità diocesana di Assisi, attorno al vescovo mons. Domenico Sorrentino,
per la celebrazione in Cattedrale della Messa Crismale. Mentre giovedì
pomeriggio ci ha visti partecipare nella basilica di S. Francesco alla Messa in Coena Domini presieduta dal padre
Custode.
Alcuni di noi sono stati chiamati a far parte dei
dodici ai quali il Custode ha lavato i piedi. Un gesto posto al centro
dell’attenzione a motivo della particolarità della celebrazione del Santo Padre,
che ha lavato i piedi a dodici ragazzi del carcere minorile di Roma.
Un gesto che dopo duemila anni fa riflettere: la
grandezza di Dio che si china sulla piccolezza dell’uomo a compiere il gesto
del servo. Un gesto oggi quanto mai profetico per la Chiesa e l’intera società,
a partire dalla nostra piccola comunità francescana, perché richiama la logica
del servizio e del dono.
Al termine della celebrazione del Giovedì Santo,
l’Eucarestia è stata solennemente riposta sull’altare preparatoper l’occasione,
dinanzi al quale i frati ed i pellegrini hanno reso onore al memoriale del dono
di Cristo, in particolar modo durante il Venerdì Santo, quando Cristo dona se
stesso sulla croce: è il sacrificio della Croce che svela il senso del sacrificio
eucaristico.
In comunità abbiamo festeggiato questo mirabile
dono continuando la festa della celebrazione eucaristica con la convivialità
della cena. È stato il momento per ravvivare il ricordo del momento scelto da
Cristo per donare stesso: lo stare insieme a tavola.
Il Venerdì Santo è iniziato con il canto delle lodi
in basilica inferiore e l’accoglienza della tradizionale processione del Cristo
morto.Il giorno è proseguito con la singolare riflessione dinanzi alla croce di
Cristo e al dono del suo Corpo eucaristico: non il giorno del dolore ma
dell’accoglienza piena del suo dono gratuito d’amore. È stata la solenne Azione
Liturgica del pomeriggio a far rivivere il supremo momento dell’offerta di
Cristo sulla croce.Nella serata ci siamo uniti alla popolazione di Assisi nella
processione che ha accompagnato la statua di Maria Addolorata e del Figlio
morto.
Il Sabato Santo la liturgia quasi tace, ma nel suo
silenzio contiene la forza della vita nuova, perché c’è la consapevolezza che la
morte non è l’atto definitivo. Come la comunità degli apostoli era riunita in
preghiera, così la nostra comunità si è riunita per il canto delle lodi in
basilica.
In comunità si percepisce un continuo lavorìo di
preparazione, e a sera inoltrata ci siamo radunati in basilica per vivere insieme la liturgia della grande
notte, quella che illumina tutte le notti dell’uomo. È stato acceso il cero
pasquale e si è cantato l’Alleluja; un canto che ha taciuto per quaranta giorni
perché potesse esplodere nel petto di ogni persona, come quei germogli che
sotto terra accumulano forza vitale perché poi alla luce del sole della
primavera esplodano in tutta la loro bellezza, così il Cristo Risorto è
esplosione di gioia per l’umanità.
Di ritorno dalla veglia della pasquale la comunità ha
festeggiato con lo scambio degli auguri prima che il fisico
cadesse nel sonno, seppur gioioso.
La celebrazione della Domenica di Pasqua,
presieduta dal Legato pontificio, Card. Attilio Nicora, ci riunisce ancora
insieme per gustare il dono sempre nuovo del Corpo e Sangue di Cristo, gioia
che prosegue nel pranzo insieme alla comunità del Sacro Convento ma che “deve”manifestarsi
anche sul volto di ognuno di noi, lieto e gioioso come frate Francesco chiedeva
a tutti i suoi frati.
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