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martedì 6 marzo 2012

Mostra Missionaria ad Assisi


«Andate in tutto il mondo e… annunciate il Vangelo».


Tanto tempo è trascorso dal giorno in cui Gesù affidò questo mandato ai suoi discepoli, ma ancora oggi esso è quanto mai attuale.

Su quest’invito da allora sono state oltrepassate frontiere, culture, nazioni, non c’è angolo della terra che non abbia conosciuto l’annuncio della Buona Novella.

Si è sempre avuto a cuore di trasmettere quanto si è ricevuto, ed anche frate Francesco avvertiva l’esigenza di trasmettere quel Vangelo che gli aveva trasformato la vita, mosso da ciò partì per le terre del Medioriente ed invitò i suoi frati a fare altrettanto.

Da otto secoli i frati continuano, mossi dallo stesso desiderio di s. Francesco, ad annunciare la bellezza del Vangelo. Ancora oggi essi cercano di dar vita allo stesso desiderio nelle diverse missioni nei cinque continenti, arricchendo le chiese locali con il carisma francescano conventuale, favorendo lo scambio tra le antiche e le nuove presenze dell’Ordine mediante un aiuto reciproco e incontrando Cristo nel volto di ogni persona.

Anche in Assisi, tra le diverse iniziative portate avanti da noi chierici del Franciscanum, cerchiamo di “vivere la missione”. Il nostro Centro Missionario, infatti, si pone l’obiettivo di promuovere e di far conoscere le opere missionarie dell’Ordine ai pellegrini e ai turisti che passano davanti alla porta del nostro ingresso, situata su una delle vie principali di Assisi.

Per mezzo di stand, foto, oggetti provenienti da diversi luoghi presentiamo le realtà missionarie lì presenti e ci adoperiamo per raccogliere fondi di aiuto, ma oltre a queste attività ne emerge un’altra molto importante, strettamente legata alla promozione missionaria. Oseremmo chiamarla “ascolto missionario”.

Accogliendo le persone che entrano a vedere la mostra missionaria allestita nel centro e che chiedono informazioni varie sulle missioni, sulla realtà dell’Ordine, sulla nostra identità di consacrati, in realtà accogliamo anche i loro dubbi, le loro situazioni quotidiane. Queste persone chiedono di essere semplicemente ascoltate, come è accaduto un giorno piovoso di questo inverno, quando per le strade di Assisi non passava quasi nessuno. Ad un certo momento è entrata una ragazza che, raccontando della sua vita, ha manifestato il desiderio di offrire la sua preparazione medica in terra di missione a coloro che non hanno nulla e che necessitano di cure mediche. Così, in un pomeriggio freddo e piovoso d’inverno, abbiamo permesso al Vangelo di continuare la sua missione, dando senso alla vita di una persona che il senso della vita rischiava di perdere.

Quando capitano situazioni come quella suddetta (e sono tante!) ci rendiamo conto che in realtà non siamo troppo lontani dall’attività dei nostri confratelli in missione; ci ritroviamo ad essere a contatto con gente sconosciuta ma che immediatamente ci diventa familiare, gente da ogni parte d’Italia e del mondo che, seguendo una rotta invertita rispetto ai missionari, viene da noi, forse attratta da quella semplicità propria di s. Francesco e dei suoi frati, la quale basta a renderci “diversi” da tutto ciò che circonda la vita quotidiana.
Gente assetata di verità, di giustizia, di pace ma soprattutto gente assetata di Dio che vede il nostro essere “segno” della sua presenza nel mondo e ha esigenza di trovare nel nostro stile di vita, nel nostro carisma francescano il richiamo ad una realtà migliore e diversa da quella tante volte apatica e indifferente della vita quotidiana.

Essere missionari, rimanendo semplicemente fermi ad attendere i pellegrini, dimostra che la missionarietà va ben oltre il movimento fisico dell’andare. Questo viveva già la patrona delle missioni santa Teresina di Gesù, monaca carmelitana che visse la sua missione nella piccola clausura di Lisieux.

Ecco in poche parole il racconto non tanto di ciò che facciamo, ma di ciò che siamo, perché si fa ciò che si è, e noi siam ben contenti di poter essere “ascoltatori missionari”, testimoni del Vangelo, testimoni d’Amore.

Fr. Rocco Predoti
Fr. Anton Giulio Vacanti

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