«Andate in tutto il mondo e… annunciate il
Vangelo».

Su
quest’invito da allora sono state oltrepassate frontiere, culture, nazioni, non
c’è angolo della terra che non abbia conosciuto l’annuncio della Buona Novella.
Si è
sempre avuto a cuore di trasmettere quanto si è ricevuto, ed anche frate
Francesco avvertiva l’esigenza di trasmettere quel Vangelo che gli aveva
trasformato la vita, mosso da ciò partì per le terre del Medioriente ed invitò
i suoi frati a fare altrettanto.
Da otto
secoli i frati continuano, mossi dallo stesso desiderio di s. Francesco, ad
annunciare la bellezza del Vangelo. Ancora oggi essi cercano di dar vita allo
stesso desiderio nelle diverse missioni nei cinque continenti, arricchendo le
chiese locali con il carisma francescano conventuale, favorendo lo scambio tra
le antiche e le nuove presenze dell’Ordine mediante un aiuto reciproco e
incontrando Cristo nel volto di ogni persona.
Anche
in Assisi, tra le diverse iniziative portate avanti da noi chierici del
Franciscanum, cerchiamo di “vivere la missione”. Il nostro Centro Missionario,
infatti, si pone l’obiettivo di promuovere e di far conoscere le opere
missionarie dell’Ordine ai pellegrini e ai turisti che passano davanti alla
porta del nostro ingresso, situata su una delle vie principali di Assisi.

Accogliendo
le persone che entrano a vedere la mostra missionaria allestita nel centro e
che chiedono informazioni varie sulle missioni, sulla realtà dell’Ordine, sulla
nostra identità di consacrati, in realtà accogliamo anche i loro dubbi, le loro
situazioni quotidiane. Queste persone chiedono di essere semplicemente ascoltate,
come è accaduto un giorno piovoso di questo inverno, quando per le strade di
Assisi non passava quasi nessuno. Ad un certo momento è entrata una ragazza
che, raccontando della sua vita, ha manifestato il desiderio di offrire la sua
preparazione medica in terra di missione a coloro che non hanno nulla e che
necessitano di cure mediche. Così, in un pomeriggio freddo e piovoso d’inverno,
abbiamo permesso al Vangelo di continuare la sua missione, dando senso alla
vita di una persona che il senso della vita rischiava di perdere.
Quando
capitano situazioni come quella suddetta (e sono tante!) ci rendiamo conto che
in realtà non siamo troppo lontani dall’attività dei nostri confratelli in
missione; ci ritroviamo ad essere a contatto con gente sconosciuta ma che
immediatamente ci diventa familiare, gente da ogni parte d’Italia e del mondo
che, seguendo una rotta invertita rispetto ai missionari, viene da noi, forse
attratta da quella semplicità propria di s. Francesco e dei suoi frati, la
quale basta a renderci “diversi” da tutto ciò che circonda la vita quotidiana.
Gente
assetata di verità, di giustizia, di pace ma soprattutto gente assetata di Dio
che vede il nostro essere “segno” della sua presenza nel mondo e ha esigenza di
trovare nel nostro stile di vita, nel nostro carisma francescano il richiamo ad
una realtà migliore e diversa da quella tante volte apatica e indifferente
della vita quotidiana.

Ecco
in poche parole il racconto non tanto di ciò che facciamo, ma di ciò che siamo,
perché si fa ciò che si è, e noi siam ben contenti di poter essere “ascoltatori missionari”, testimoni del
Vangelo, testimoni d’Amore.
Fr. Rocco Predoti
Fr. Anton Giulio Vacanti
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