Carissimi Amici, condividiamo con voi il commento di Fr Martin Hofer al
vangelo della IV Domenica di Pasqua, Domenica del “Buon Pastore”… ma anche di
chi vuole essere
“buona” pecora. Buona lettura!
Nel Vangelo di questa domenica Gesù parla di se stesso, però non in un modo
facile da capire. Tuttavia sono convinto che nella preghiera Lui stesso ci
rivela chi sia e cosa ci vuole dire, anche se la sua Parola avvolte ci
sorprende.
Lui è la porta, dice. È vero, perché nessuno ha mai visto il Padre, se non
Gesù. Tramite questa porta viene la luce sul nostro cammino, nella nostra vita,
nelle nostre esistenze. Questa porta è apertura per l'altro, un relazionarsi
con l'altro perché l'uomo trova la sua identità soltanto nella risonanza con
gli altri: nel Tu trovo l'Io (M. Buber). Gesù è anche la chiave della porta,
che ci è stata chiusa dopo il peccato. Ora, definitivamente, Cristo stesso ci apre la via verso la
vita.
L'ascolto è la caratteristica che Gesù attribuisce alle sue pecore – cioè
tutti noi, chiamati a seguire Gesù Buon Pastore – e la forma più esigente
dell'ascolto si chiama “obbedienza”. Anche questa il pastore chiederà alle sue
pecore, per il loro bene, perché storditi da altre voci e rumori del mondo
rischiano di perdere sia il pastore che la giusta via. Cristo è la garanzia che
la nostra vita e noi stessi non andremo perduti, nessuno ci strapperà da Lui se noi non lo permettiamo.
Un altra proprietà del gregge altrettanto importante che il Signore nomina,
è il conoscere. La conoscenza presuppone sempre una relazione: Egli è il nostro Dio, noi il suo popolo, il
gregge del suo pascolo (Sal 95). Solo chi è del Signore lo riconosce, solo
chi vive in Gesù e lo lascia entrare nella propria vita, lo riconoscerà.
Nel brano evangelico odierno Cristo ci dice: siete miei, mi prendo cura di
voi, rimanete uniti a me – è il vostro bene. Le mie pecore ascoltano la mia
voce.
Buona Domenica!
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